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Chiamare la realtà una simulazione non è un termine sminuente, quasi come se tutto ciò che viviamo qui non fosse autentico?

No, se stiamo vivendo in una simulazione, è un termine accurato e appropriato visto dall'esterno della simulazione. Usiamo la stessa parola per le simulazioni che creiamo. E se nuove simulazioni venissero create all'interno di una simulazione che abbiamo costruito, quella simulazione si riferirebbe ad esse (nella propria lingua, naturalmente) come simulazioni e considererebbe la nostra creazione come realtà.

La differenza tra realtà e simulazione sta dunque nel contesto in cui viene usato il termine. Noi chiamiamo la realtà che viviamo realtà, e le realtà che creiamo simulazioni. All'interno delle nostre simulazioni, esse verrebbero vissute come realtà, almeno quando diventano abbastanza avanzate da permettere agli enti al loro interno di formarsi opinioni sulla natura della realtà.

Allo stesso modo, nella realtà chiamata Arkhe, che ha creato la realtà che viviamo, questa verrebbe chiamata una simulazione, e Arkhe stessa verrebbe definita realtà.

In altre parole, tutte le realtà sono simulazioni per i loro creatori e realtà per i loro abitanti. L'unica eccezione a questa regola è la realtà fondamentale, Anarkhe, che non è stata creata ma semplicemente esiste, dalla quale tutte le altre realtà hanno origine.

E se stessimo vivendo nella realtà fondamentale? Allora chiamare la realtà una simulazione sarebbe un errore, giusto?

E' vero, lo sarebbe. Ma come abbiamo discusso in passato, è improbabile che viviamo nella realtà fondamentale se la creazione di simulazioni è possibile.

La nostra realtà potrebbe essere Anarkhe, ma da millenni, siamo giunti alla conclusione che la realtà che viviamo non è Brahman, Tao, Sunyata, Paradiso o Al-Haqq, ma una creazione o un'illusione di qualcuno o qualcosa, al di sotto, dietro o al di fuori della quale si trova la vera realtà – Arkhe – oltre la nostra comprensione in questa realtà.

Anche se oggi, alla luce del materialismo, dell'empirismo e del razionalismo, consideriamo la nostra esperienza della realtà come quella fondamentale e unica esistente, la verità è che all'interno di ogni simulazione, un approccio materialistico, empirico e razionale conduce alla stessa conclusione. Dall'interno della simulazione, non si può osservare la realtà esterna, perché ciò romperebbe la simulazione rendendone nullo lo scopo.

Un approccio scientifico, quindi, ci dice solo com'è la realtà che viviamo. Non può dirci se la realtà che viviamo è autentica.

Come possiamo allora essere presenti in una realtà che potrebbe anche non essere autentica?

Anche se la nostra esperienza della realtà circostante e persino dei nostri corpi è parte di una simulazione, noi siamo comunque autentici. Anche se siamo arrivati a questa realtà da Arkhe, siamo qui ora, in questo momento, ed è l'unico posto dove possiamo essere presenti. La nostra realtà interna è sempre autentica; dobbiamo solo trovarla e sentirla.

Essendo presenti qui e ora, possiamo trovare dentro di noi la certezza, la serenità e la pace, che ci permettono di affrontare l'incertezza e il caos dell'esperienza esterna senza ansia né sopraffazione, consentendoci di rendere la realtà che viviamo un luogo in cui prosperare, amare e fiorire, adempiendo sia al nostro scopo che a quello di questa simulazione, qualunque essi siano, e quando arriverà il momento, potremo tornare felicemente ad Arkhe.

Pubblicato il 1 marzo 2025